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15 Giugno 2015

Internet delle cose (IoT): la strada verso la “scomparsa” della tecnologia digitale


Internet delle cose (IoT): la strada verso la “scomparsa” della tecnologia digitale
L’Internet delle cose (dall’inglese IoT: Internet of Things) è uno dei grandi trend di questo momento in ambito tecnologico. Tanti ne parlano e profetizzano (in verità ormai da anni) la rivoluzione che questa innovazione porterà attraverso il cambiamento del modo con cui faremo le cose sia nell’ambito della vita privata che in quello professionale.
Il campanello di allarme che questo processo, per anni profetizzato, ha infine raggiunto la maturità delle condizioni per esplodere, è venuto a gennaio dello scorso anno quando Google ha speso ben 3,2 miliardi di dollari per acquistare un’azienda che produce termostati e rilevatori di fumo per la casa intelligenti.
Previsioni di crescita per l'Internet delle coseCon questo articolo proviamo a capire meglio di cosa si tratta e a proporre qualche spunto di riflessione sulle possibili opportunità da cogliere che si affacciano all’orizzonte.
Iniziamo con un tentativo di definizione. L’Internet delle cose può essere vista come una possibile evoluzione dell’uso della tecnologia e della Rete: gli oggetti si rendono autonomamente riconoscibili e acquisiscono “intelligenza” grazie al fatto di poter comunicare dati su se stessi e grazie alla possibilità di accedere ad informazioni aggregate e rese disponibili da parte di altri: le sveglie suonano in anticipo in caso di traffico, le piante segnalano sullo smartphone del loro proprietario quando è il momento di essere innaffiate, i vasetti delle medicine avvisano i familiari se ci si dimentica di prendere il farmaco, i monumenti raccontano la loro storia ai visitatori che si avvicinano ad essi, magari personalizzando il modo di presentarla in base al profilo del visitatore, riconosciuto in automatico da una videocamera intelligente.
Il mezzo attraverso il quale Internet delle cose si propone di raggiungere questi obiettivi è quello di fornire un’identità elettronica agli oggetti e ai luoghi dell’ambiente fisico. Gli oggetti e i luoghi, muniti di etichette di identificazione a radio frequenza (Rfid), SIM dati, chip di segnalazione Bluetooth, Codici QR, ecc., comunicano informazioni in rete ad altre “cose” o a dispositivi mobili personali come smartphone o smartwatch.Garanti-e-Internet-delle-cose156VA
I campi di applicabilità sono molteplici: dalle applicazioni industriali (processi produttivi), alla logistica e all’infomobilità, fino all’efficienza energetica, alla gestione di eventi critici e alla tutela ambientale.
I più attenti, nel leggere la definizione proposta avranno già intuito che la faccenda in se stessa prevede un gradualità: si intravvede primo passo che consiste nel valorizzare la potenzialità di automazione nella comunicazione tra “oggetti intelligenti” e persone, ed un secondo step, quello davvero rivoluzionario, che prevede l’automazione di processi operativi attraverso la comunicazione diretta tra oggetti e/o sistemi intelligenti, senza la necessità dell’intervento dell’uomo.
In tante fasi di tanti processi, siamo spesso costretti ad immaginarci un ruolo delle persone solo per tradurre passaggi informativi di interfaccia tra sistemi: il sensore sulla pianta notifica la necessità di essere annaffiato al suo proprietario solo perché non è ancora integrato con un annaffiatoio automatico.
annaffiatoio intelligenteRimanendo all’esempio, il passaggio definitivo di questa evoluzione avviene quando il sensore della pianta e l’annaffiatoio cominciano a dialogare proficuamente evitando completamente di “disturbare” il loro proprietario.
Passando ad un esempio di impatto decisamente più rilevante, possiamo immaginarci che sensori distribuiti sul territorio, in caso (o in previsione) di rilevanti nevicate, comunicando con un sistema di controllo, determinino in modo automatico ed ottimizzato la pianificazione dell’intervento dei mezzi di pulizia delle strade, invitando autonomamente gli addetti alla guida dei mezzi (per i pochi anni ancora per i quali ci sarà bisogno di loro per guidare le ruspe) ad attivarsi o a prepararsi per entrare in azione. Il ruolo delle persone sempre più si concentrerà sul prendere decisioni strategiche, tutto il resto, progressivamente sarà delegato alle macchine.
Quando ciò avverrà, quale sarà l’effetto esteriore di questa evoluzione? La scomparsa della tecnologia digitale! Come per tante tecnologie è già accaduto, via via che raggiungono la loro maturità di impiego, le tecnologie tendono a scomparire dalla vista dei loro beneficiari. Si abbassano le competenze generali necessarie per il loro sfruttamento, rimanendo terreno per pochi (relativamente) specialisti.
 process re-engineering
Qualcuno potrebbe percepire gli scenari descritti come fantascientifici. Tutt’altro, almeno da un punto di vista della tecnologia necessaria.
La vera grande sfida  proposta da questi scenari evolutivi riguarda lo studio, l’ottimizzazione e la digitalizzazione dei processi sottostanti e la gestione della complessità degli interfacciamenti logici tra i sistemi in rete. Il ritardo con il quale queste innovazioni stanno traducendosi in realtà in riferimento ai processi a larga scala, è determinato sopratutto dalla complessità della necessaria opera di analisi e digitalizzazione dei processi e dalla assenza di protocolli di dialogo tra oggetti, standard e largamente condivisi (anche se i tentativi in tal senso non sono pochi).
Per i processi interni alle imprese industriali, di logistica, di sanità, di servizi (sopratutto territoriali), dove il problema della standardizzazione e delle policy pubbliche è meno rilevante, tutto quanto descritto è già completamente possibile, ed in tantissimi casi può da subito superare brillantemente ogni verifica di sostenibilità in un’ottica di ritorno degli investimenti (a breve).
code-sportelliSolo per fare un semplice ma concreto esempio: immaginiamoci un paziente che entra in una clinica per svolgere alcuni esami. Avendo questi prenotato online ed avendo installato l’app della clinica sul suo smartphone, verrà rilevato in automatico alla sua entrata nello stabile; il sistema accoderà il paziente in modo ottimizzato, tenendo conto degli altri pazienti effettivamente presenti in ogni momento, ciascuno con specifiche necessità. Al paziente potrà essere notificato sullo smartphone il prossimo ambulatorio al quale accedere offrendogli la una stima dei tempi medi di attesa e magari riaccodandolo dinamicamente se alcune visite durano meno del previsto. I tempi medi potranno essere ricalcolati in automatico, in base ai tempi di prestazione dei singoli medici, rilevati in continuo da sistemi che registrano il check-in e il check-out dei pazienti nei diversi studi medici.
Con un processo così architettato, scompare o si riduce drasticamente la necessità personale di accettazione realizzando nel contempo una notevole crescita potenziale dell’efficienza del servizio (meno tempi attesa per i pazienti e migliore utilizzazione del tempo dei medici).
 Partenza in ritardoUn sistema di questo genere non solo è fattibile oggi ma ha un costo di implementazione che si può prevedere di ammortizzare il primo anno di esercizio.
Chi prima saprà cogliere opportunità come questa tempestivamente potrà garantirsi vantaggi economici e posizionamenti competitivi difficilmente recuperabili da chi resterà a guardare questo mondo che cambio. Non perdiamo dunque altro tempo!
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